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«VERLOREN». Jose Luis Ochoa

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VERLOREN

de

José Luis Ochoa

 

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OlimpiaI y OlimpiaII

OlimpiaI y OlimpiaII

the opacity of memory .

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 MEMORIA Y  MATERIA

En Verloren la idea de trabajo principal se basa en las relaciones entre la memoria y la materia, desde donde surgen también otro tipo de vías, como puede ser la investigación en torno a la identidad y la transcendencia.

La estrategia es partir de la experiencia personal, indagar en la memoria colectiva y buscar entre las pequeñas historias por medio de archivos, fotografías, bocetos, etc. Reconocer algunas de las huellas intrínsecas de esos objetos, portadoras de su propio tiempo y que son lanzadas hacia el futuro, que es nuestro presente dotadas de una nueva expresión visual mediante una reproducción transformada.

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Helmut

ALGO PERDIDO

 Verloren es una recopilación que se resuelve como registro de una ausencia, de algo perdido, y es que cuando perdemos o tiramos objetos viejos a la basura, también tiramos parte de nuestra vida. Todo lo que supimos, experimentamos o sentimos en nuestro pasado, todo lo que nos relacionaba con esos objetos formando esos recuerdos que fueron parte de nuestra vida, también se pierden de alguna manera.

 Verloren es un proyecto artístico que surge a partir de una serie de viajes que el artista José Luis Ochoa ha realizado por esa Europa oriental que estuvo cerrada al mundo por más de cuarenta años y la recopilación de diversos archivos como fotografías, documentos y otros objetos obtenidos en diferentes lugares, como los mercados de pulgas, pequeñas tiendas de barrio o zonas abandonadas de esas ciudades protagonistas del llamado telón de acero (o cortina de hierro,) como fueron Moscú, Kiev, Cracovia o Berlín.

El artista no desea en ningún caso hacer una reconstrucción histórica ni emitir un comeNtario moral ni político sobre un pasado que no le pertenece. No es lo que era, sino como su propia memoria lo almacena y como procesa esa información. Es una lectura que une la memoria colectiva, la memoria individual y la memoria personal.

Another place

Another place

EL PASO DEL TIEMPO

 Ochoa pretende una búsqueda de algo más, algo que tal vez se esconda dentro de ellos, o tal vez dentro de nosotros.

Un territorio donde el enigma, el juego y el uso de las paradojas (material-inmaterial; presencia-ausencia; ficción-realidad) toman el protagonismo de su práctica artística donde destaca la utilización del polvo de hierro que se oxida en las piezas por la acción y el transcurrir del tiempo. La materia en continua transformación da un aspecto un tanto inacabado de alguna de las piezas, bien sea el dibujo, la pintura al óleo o las instalaciones; éstas obras aluden al interés de Ochoa por una práctica artística que se plantea como un proceso abierto que nunca se concluye del todo.

El artista nos da pistas, nos coloca en un territorio indefinido, juega con las apariencias y nos deja que avancemos a través de esas huellas de la memoria y como espectadores completemos el significado narrativo.

in the park

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 Y en definitiva lo que se busca es cuestionar diferentes conceptos como pueden ser el replanteamiento del propio lugar como artista, el porqué, él como, hacia donde, etc. Porque se necesita salir del entorno propio para poder dar forma a unas ideas; que nos hace ir a un determinado lugar y comenzar un proyecto; que características ha de tener ese espacio, extraño y lejano a la vez que nos determina a recopilar objetos, rostros y nombres, y llevarlos a la plástica.

Es imbuirse en una especie de museo imaginario personal y fragmentado, para recorrerlo con la mirada, proyectarse, identificarse y reconocer.

  Francesca Bertuglia e Maria Silvia Bazzoli

PARTY L´ARTE DA RICEVERE

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JOSE LUIS OCHOA :

Licenciado en Bellas Artes en la Universidad del País Vasco, actualmente vive y trabaja en Santander donde compagina su carrera artística con la enseñanza de dibujo y pintura y con el Bathco Atelier Art Center donde realiza lavabos de autor  junto a sus compañeros de la Asociación ACAV,   que, una vez  presentados en Cersaie 2015 y Dubai, saldrán a la venta en serie limitada a partir de 2016.

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Actualmente está trabajando también en su Tesis doctoral sobre «La materia y la experiencia radical del inefable en la pintura contemporánea» y ha participado en Encuentros  internacionales como Sianoja 2014 y  en 2015, en el Taller «Perdiendo el Norte»  de la Fundación Botín con Julie Mehretu.

Taller Julie Mehretu. Fundación Botín 2015

Taller Julie Mehretu. Fundación Botín 2015

Ganador del Premio Platinum A´Design Award como integrante del proyecto  Santander World con su realización de la escultura PIPOL de Africa

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VERLOREN/ITALIANO

 

“Nelle mie opere la materia è protagonista di una ricerca su alcune contraddizioni ineludibili della condizione umana, come l’assurdo, il sublime, l’assenza e la presenza, la luce e l’oscurità.

Partendo dalla materia, attuo una decostruzione delle immagini e propongo una ricerca sulla memoria, invitando a invertire la gerarchia delle nostre percezioni e a indagare nei nostri ricordi più personali attraverso il disegno, la pittura, la fotografía e l’installazione di vecchi oggetti dimenticati, recuperati nel corso del tempo.”

 

 In Verloren Ochoa parte dalla propria esperienza personale e indaga la memoria collettiva attraverso i frammenti di storie contenute in diversi materiali d’archivio – oggetti, fotografie, bozzetti… –  per riconoscervi tracce portatrici del loro tempo e lanciarle verso  il futuro – che è il nostro presente – dotate di una nuova espressione visuale per mezzo di una riproduzione trasformata.

Verloren si risolve nel registro di un’assenza, di qualcosa di “perso”. Quando smarriamo o gettiamo vecchi oggetti nella spazzatura,  perdiamo parte della nostra vita. Ciò che abbiamo sperimentato o sentito nel nostro passato, ciò che viveva in relazione con quegli oggetti formando i ricordi che furono parte della nostra vita va, in qualche maniera, perduto.

 Le opere raccolte in Verloren nascono da una serie di viaggi che l’artista ha realizzato in quell’Europa Orientale chiusa al mondo per più di quarant’anni. Viaggi durante i quali ha raccolto fotografie, documenti ed altri oggetti in mercatini delle pulci, piccoli negozi di quartiere o in zone abbandonate di città situate oltre la “cortina di ferro”, come Mosca, Kiev, Cracovia o Berlino Est. Frammenti di storie appartenuti a persone anonime. Segni che producono dialoghi, confronti e danno vita ad altre storie e nuove possibilità.

Ochoa non aspira a una ricostruzione storica, né a esprimere un giudizio morale o politico riguardo a un passato che non gli appartiene. Non è interessato a ciò che fu, quanto piuttosto a come la memoria immagazzina ed elabora il passato, offrendocene una lettura che unisce memoria collettiva, memoria individuale e personale. La difficoltà di vedere coincide con la difficoltà di conoscere, di ricordare con chiarezza, di recuperare fedelmente i fatti.  I ricordi operano in maniera diversa in ognuno di noi. Estraiamo dalle esperienze alcuni elementi fondamentali e li immagazziniamo, ricostruendoli in modo soggettivo e diverso attraverso il prisma di sentimenti, credenze e conoscenze acquisiti successivamente.

Ochoa indaga questo territorio che a volte si nasconde dentro gli oggetti stessi, a volte dentro di noi. Un spazio dove l’enigma, il gioco e l’uso dei paradossi (materiale/ immateriale, presenza/assenza, finzione/realtà) diventano protagonisti di una pratica artistica nella quale emerge l’utilizzo della polvere di ferro che si ossida sulle opere per azione dello scorrere del tempo. La materia in continua trasformazione assume così in molte opere – disegni, pitture a olio, installazioni – un aspetto incompiuto.

Per Ochoa la pratica artistica è infatti un processo aperto che non si conclude mai del tutto. L’artista ci fornisce degli indizi, ci colloca in un territorio indefinito, gioca con le apparenze e ci lascia avanzare attraverso i segni della memoria. Sta a noi completare il percorso narrativo, come in un museo immaginario, personale e frammentato, da percorrere con lo sguardo e nel quale proiettarsi, identificarsi, riconoscere e riconoscersi.

 

 JOSE LUIS OCHOA

Laureato in Belle Arti all’Università dei Paesi Baschi, José Luis Ochoa vive e lavora a Santander (Spagna), dove alla carriera artística affianca l’insegnamento di disegno e pittura.

Fa parte del collettivo artistico ACAV e ha al suo attivo numerose esposizioni, sia come artista individuale, sia come membro del Colectivo Ignorante.

Fondamentali per la sua attività artistica i viaggi realizzati in Europa, Asia e Paesi Arabi.

Attualmente sta laborando, tra l’altro, alla scrittura di una tesi di dottorato su La materia e l’esperienza radicale dell’inneffabile nella pittura contemporanea.

Vernissage

PARTY  L ´ARTE da ricevere

sabato 28 marzo 2015 dalle ore 18.30 alle 22.00

al piano terra di via Montepulciano 8 – Roma

 

José Luis Ochoa ed Elisabetta Pizzichetti conversano

domenica 29 marzo alle ore 11.00

Format ideato nel 2010 dall’architetto Francesca Bertuglia e curato dallo scorso anno insieme a M. Silvia Bazzoli, PARTY – l’arte da ricevere, propone un modo diverso di fruire l’arte all’interno di spazi privati, domestici o professionali.

In un contesto più accogliente e informale di una semplice galleria, più vissuto di un mero spazio espositivo, le opere degli artisti accolti da PARTY vengono offerte allo sguardo dei visitatori, non più all’interno di allestimenti neutri tesi a mettere in risalto le qualità intrinseche dell’opera d’arte, bensì in spazi domestici o professionali, contaminati dalla presenza di chi li usa, in dialogo con oggetti, elementi d’arredo, odori, profumi… tracce del vivere e dell’operare quotidiano.

PARTY offre il privilegio di assaporare l’esperienza dell’Arte non più in una dimensione “altra” dal quotidiano, ma come “esperienza del quotidiano”.

Per VERLOREN, che apre la stagione primaverile 2015 di PARTY, ad accogliere le opere dell’artista spagnolo José Luis Ochoa è lo studio di Francesca Bertuglia,

Il vernissage avrà luogo sabato 28 marzo 2015, dalle ore 18.30 alle 22.00, al piano terra di via Montepulciano 8, a Roma.

Una conversazione fra l’artista spagnolo Josè Luis Ochoa e l’artista italiana Elisabetta Pizzichetti avrà luogo domenica 29 marzo 2015 alle ore 11.00

 La mostra rimarrà aperta fino 28 aprile 2015 e sarà visibile su appuntamento telefonando ai seguenti numeri: 348 3223031 – 339 5795566.

   Francesca Bertuglia e Maria Silvia Bazzoli

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